Tecnologia e Ambiente: Marco Sperandio spiega come Greenthesis sta cambiando la gestione dei rifiuti contenenti PFAS
Il Gruppo Greenthesis è l’azienda italiana di riferimento nel settore della gestione rifiuti, valorizzazione energetica, tecnologie innovative e qualità certificata per il contenimento di emissioni in atmosfera.
Uno dei maggiori problemi emersi negli ultimi anni nella gestione dei rifiuti è l’eliminazione dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) che sono tra i principali responsabili della contaminazione delle falde acquifere. Questi composti chimici, utilizzati prevalentemente dall’industria, presentano rischi significativi per la salute umana e l’ambiente, in quanto noti per la loro persistenza nell’ambiente. Sono utilizzati in vari settori industriali, come la concia delle pelli, la produzione di carta, le padelle antiaderenti e le schiume antincendio. Queste sostanze sono resistenti ai processi naturali di degradazione e possono accumularsi nei tessuti umani e vegetali. I PFAS possono causare danni al fegato, malattie della tiroide, obesità e problemi di fertilità. La loro persistenza nell’ambiente aumenta l’esposizione umana e ambientale.
In Italia è emersa una situazione molto critica soprattutto in Veneto, in cui è intervenuto il Gruppo Greenthesis per limitare al minimo la presenza residua delle sostanze tossiche grazie ad un impianto dalla tecnologia innovativa.
Il Gruppo Greenthesis segue da anni il problema legato alle emissioni di PFAS avendo realizzato un impianto specifico nella discarica di Gea Sant’Urbano per trattare il percolato all’interno della discarica evitandone l’invio a depuratori esterni non dotati di specifiche tecnologie per il loro abbattimento
Marco Sperandio, responsabile del coordinamento tecnico degli impianti di trattamento del Gruppo Greenthesis, dal 2017 Presidente del C.d.A. di BIOAGRITALIA srl, dal 2014 di REA DALMINE SpA e dall’inizio del 2020 Presidente del C.d.A. di GEA srl., descrive la situazione attuale e come sarà possibile anche in futuro affrontare al meglio il problema.
“Grazie al nostro impianto ad alta tecnologia di Gea Sant’Urbano riusciamo a ridurre notevolmente la presenza di PFAS presenti nelle acque civili e industriali, che, se scaricati in fognatura, passano praticamente inalterati nel processo depurativo di impianti tradizionali, perché solo una piccola parte si concentra nel fango e viene trattata dall’impianto di depurazione e disidratato per poi essere inviato ad impianti esterni, ma il grosso rimane nell’acqua essendo molecole che non si degradano nel processo biologico a fanghi attivi”
L’impianto Greenthesis a Gea Sant’Urbano concentra le sostanze inquinanti (tra cui i PFAS) in un concentrato che rappresenta circa l’8% del refluo trattato mentre il 92% può essere quindi scaricato in corpo idrico superficiale per un utilizzo irriguo. Il concentrato viene poi inviato ad impianti in grado di eliminare queste molecole principalmente tramite trattamenti termici quale la termodistruzione.
Gli impianti tradizionali italiani di depurazione di acque civili e industriali non hanno tecnologie di trattamento di acque contenenti PFAS, come anche documentato da un recente studio dell’Istituto Mario Negri all’interno di un progetto europeo del 2023: la maggior parte dei PFAS presenti nelle acque di scarico trattate da impianti di depurazione tradizionali passa inalterato e per questo poi si ritrova nei corpi idrici.
“Il beneficio maggiore del nostro impianto – continua Sperandio - è che non trasferiamo a impianti esterni le 15.000 tonnellate di percolato prodotto dalla discarica. L’esigenza di realizzare questo impianto è nata dalle criticità emerse in passato in Veneto relativamente all’inquinamento delle falde ad uso idropotabile causate da sversamenti di un’industria del Vicentino. Se per quanto riguarda il trattamento delle acque ad uso potabile la tecnologia più affidabile è l’utilizzo di filtri a carboni attivi, per le acque industriali ed i percolati, ma anche negli impianti di depurazione a fanghi attivi che ricevono flussi di reflui da industrie, la presenza di alte concentrazioni di questi e altri inquinanti fanno sì che i carboni attivi non siano la soluzione migliore per il loro trattamento."
Il nostro impianto consiste in un triplo stadio di osmosi con membrane in grado di trattenere le sostanze organiche ed inorganiche, a valle dell’osmosi con un doppio stadio di evaporazione il concentrato osmotico viene ulteriormente trattato e concentrato ulteriormente ottenendo un residuo che è circa l’8% dele refluo in ingresso all’impianto.
L’UE e l’Italia stanno dibattendo sulla produzione dei PFAS, che sono molto presenti a livello industriale, tipo nel tessile e conciario, in uso quotidiano (vestiario, padelle antiaderenti, pellicole alimentari). Alcuni paesi dell’UE vorrebbero vietarli, altri paesi li stanno regolamentando imponendo dei limiti allo scarico in fognatura o in corpo idrico superficiale.
Il problema che sta emergendo, e prevedibilmente aumenterà con il diffondersi di impianti di trattamento per questa tipologia di inquinanti, è lo smaltimento di questo concentrato in quanto vi è scarsa disponibilità di impianti di trattamento termico in Italia e la spedizione in impianti esteri non è semplice sia per i limitati impianti comunque disponibili sia per le caratteristiche di questi rifiuti. Al momento in Italia non vi è una regolamentazione univoca e ciò può determinare un fenomeno di trasferimento di questi rifiuti tra una regione e l’altra in cerca di impianti o tecnologicamente adatti alla rimozione di queste sostanze o di impianti in cui non vi sono limiti specifici allo scarico. Ci potranno essere quindi soluzioni sia di installazione di piccoli impianti all’interno di industrie che hanno nel loro ciclo produttivo questi inquinanti, sia di realizzazione di impianti centralizzati al servizio di distretti industriali che rischiano in futuro di non poter più scaricare in fognatura le loro acque per mancanza di trattamenti specifici negli impianti di depurazione civili.
“Il gruppo Greenthesis – conclude Sperandio - sta elaborando ulteriori ricerche con il settore Ricerca e Sviluppo. Greenthesis ha acquisito la società Carborem la cui tecnologia, basata su un processo di Hydro-Thermal Conversion (HTC) che converte digestati e rifiuti organici in energia e materiali ad alto valore aggiunto, tramite una idrolisi termica che nasce per essere applicata al trattamento dei fanghi dei depuratori."
Operando a circa 180° a 12 bar, il processo opera una lisi del fango migliorando la produzione di biogas e riducendone i quantitativi in disidratazione, studi in corso stanno dimostrando che l’applicazione di questa tecnologia sul concentrato dell’impianto di trattamento del percolato riesce a distruggere gran parte dei PFAS ivi presenti: la ricerca ha come obiettivo l’individuazione delle migliori condizioni tecniche (temperatura-pressione e durata del trattamento) tali da massimizzare l’eliminazione dei PFAS.
Greenthesis quindi sta dimostrando di essere una azienda non solo leader nel settore, ma strategica per la sostenibilità dell’ambiente circostante al fine di apportare benefici sostanziali anche alla salute della popolazione, non solo gestendo le risorse ed i rifiuti per trasformarli in energie riutilizzabili, ma anche per risolvere drasticamente situazioni rischiose che danneggiando l’ambiente e la natura arrecano danni notevoli all’uomo e ai suoi modelli di vita.