1415 Marco Sperandio Articoli
22 ottobre, 2018

Le linee guida sui Rifiuti, in Italia manca ancora una pianificazione generale

La corretta amministrazione dei rifiuti pericolosi e non, di origine urbana o speciale, è alle fondamenta delle linee guida dei Regolamenti e delle Direttive che l’Unione Europea ha indicato agli Stati membri. Anche l’Italia, quindi, ha dovuto assimilare i principi sanciti dall’UE con una specifica normativa per la gestione dei rifiuti, e a sua volta lo Stato Italiano ha delegato le singole Regioni ad una gestione autonoma interna.

La normativa di gestione rifiuti italiana ha convertito la direttiva europea con il d.lgs 152/2006 , trasformato in seguito nel d.lgs 205/2010. Nel 2013, poi, il Ministero dell’Ambiente ha approvato il Primo Programma d’Azione Nazionale, dove si sono stabiliti gli obiettivi indispensabili alla prevenzione, da portare a compimento entro il 2020 allineandosi così con quelli dell’Unione Europea.

Con la Legge di Stabilità 2014, poi, il Parlamento ha approvato il Collegato Ambiente, contenente le direttive sugli appalti pubblici e sulla sicurezza, oltre che le valutazioni d’impatto ambientale, dissesto idrogeologico, risparmio energetico, fiscalità green e Green Economy [1].

Sono molte le realtà del nostro Paese che stanno attuando questa gestione dei rifiuti in maniera corretta, operando sinergicamente tra i vari attori sociali, istituzioni, aziende e comunità locali. Ne è un esempio lo stesso Gruppo Green Holding, in grado di realizzare impianti al massimo dell'efficienza tecnologica, e soprattutto al minimo dell'impatto con il territorio che li ospita.

Purtroppo esistono allo stesso tempo altre realtà territoriali nelle quali le Regioni non sono ancora riuscite a realizzare un autonomo e lungimirante sistema di gestione dei rifiuti. Lo dimostrano i numerosi commissariamenti, richieste di soccorso o, peggio ancora, episodi di cronaca che denunciano smaltimenti o incendi illeciti.

Un esempio di cattiva gestione ci è fornito addirittura dalla Capitale, dove sono sempre di più le zone nelle quali il sistema di raccolta non riesce a garantire il giusto servizio. Questa volta a denunciare il degrado sono stati i residenti di Ostia Antica, dove è ancora in vigore il vecchio sistema del porta a porta, e quelli di Acilia, dove invece si effettua la raccolta stradale. Finito l'appalto della cooperativa 29 giugno, sono stati reindirizzati molti operatori Ama in modo da coprire i turni della cooperativa. "Senza contare lo sforzo organizzativo per il debutto del nuovo porta a porta, che ha comportato lo spostamento di uomini e mezzi" ha anche aggiunto Natale Di Cola, Fp Cgil Roma e Lazio[2].

I cittadini di Roma producono 2.700 tonnellate al giorno di materiale indifferenziato, ma di queste 700 non ne vengono prelevate, e ritirate in passaggi successivi con una dinamica a macchia di leopardo. Finora il nuovo sistema porta a porta, avviato il 12 giugno scorso, ha raggiunto meno di 80 mila abitanti. A dicembre dello scorso anno l'assessore Pinuccia Montanari si era impegnata a lanciare il nuovo modello non solo nel X e nel VI, ma anche nel I, II, VIII e IX Municipio. "A questo ritmo raggiungeremo il 70% di differenziata in 191 anni", ha quindi denunciato Legambiente Lazio[3].

Sempre per quanto riguarda la capitale, la cronica mancanza d’impianti finali di recupero o smaltimento dei rifiuti all’interno del territorio comunale che costringe AMA, gestore del servizio di raccolta e smaltimento, a portare tutti i rifiuti raccolti al di fuori della città (dopo averne trattati nei suoi impianti solo una parte), crea continue tensioni con le Province attigue che da anni accolgono l’immondizia romana, come mostra l’attuale presa di posizione della Provincia di Frosinone che si è recentemente dichiarata contraria ad ulteriori sforzi che vengono richiesti al fine di ricevere i rifiuti della Capitale anche per il futuro[4].

Un altro nota di demerito in Italia se la aggiudica Napoli, dove lo scorso 18 agosto sono state rinvenute cinque discariche abusive che contenevano tra i materiali illecitamente depositati anche lamine di amianto. Sul luogo della scoperta erano presenti i membri della Commissione Ambiente della IV Municipalità presieduta da Carmine Meloro, che hanno fotografato e dato avvio al riconoscimento dei materiali sversati. Secondo quanto riporta Il Mattino, sotto il cavalcavia di via de Roberto erano presenti in grande quantità sacchi, big white bags in fibra poliestere di 2.000 kg "che contenevano asbesto nocivo per la salute dei cittadini che solitamente transitano in zona". Oltretutto, a poca distanza da questa, sono state rinvenute altre quattro discariche di fianco ai piloni della SS 162. Il tutto è stato immediatamente segnalato al Reparto di Tutela Ambientale della polizia locale, che quindi si occuperà di svolgere le dovute indagini[5].

Questi sintomi denotano una scarsa organizzazione centrale da parte della Regione di competenza, un'assente pianificazione che dalle Istituzioni dovrebbe programmare e prevedere assieme alle imprese a disposizione un'opera di gestione del flusso dei rifiuti a 360°.

Si rende quindi necessario per le Amministrazioni sedersi al tavolo con tutte quelle imprese che operano in maniera trasparente, rispettano i canoni delle Norme Europee e Nazionali e soprattutto operano sui territori impattando il meno possibile sull'ambiente e sulle persone, così da regolare finalmente il flusso dei rifiuti e rendere l'Italia un Paese autonomo e sicuro per quanto riguarda l'ambiente.

Marco Sperandio


[1] http://www.ecorecuperi.it/it/gestione-rifiuti

[2] http://roma.repubblica.it/cronaca/2018/08/18/news/raccolta_rifiuti_in_crisi_porta_a_porta_ko_a_ostia-204362841/amp/

[3] http://roma.repubblica.it/cronaca/2018/08/18/news/raccolta_rifiuti_in_crisi_porta_a_porta_ko_a_ostia-204362841/amp/

[4] http://roma.repubblica.it/cronaca/2018/08/23/news/rifiuti_frosinone_guida_il_fronte_del_no_non_saremo_piu_la_discarica_della_capitale_-204717306/

[5] https://www.ilmattino.it/napoli/citta/napoli_cinque_discariche_abusive_amianto_rifiuti_speciali_poggioreale-3921407.html